di Alberto Bonaiuti
In una Prato in pieno sviluppo industriale, trova posto anche Alberto Casella, commediografo, sceneggiatore e critico teatrale. Sullo sfondo, il Cicognini, fucina inesauribile di talenti culturali ed artistici che avranno in seguito fama mondiale e successo. Se a questi ingredienti aggiungiamo Sem Benelli come esempio e fonte ispiratrice, il risultato è questa piccola grande storia.
Certamente non una storia epica come quella del Benelli o del Malaparte, ma ugualmente importante per il contributo che a saputo dare al mondo dello spettacolo e del teatro. Prato, è anche questo.
Alberto Casella nasce a Prato nel Novembre 1891; suo padre Domenico, noto avvocato con una grande passione per il teatro che lo porterà ad essere uno dei più stimati esperti teatrali in ambito cittadino.
Sembra naturale che anche il figlio ne subisca il fascino e la passione, ed infatti negli anni del trionfo di Sem Benelli, Alberto è convittore al Cicognini dove mostra un forte interesse per il teatro.
Nel 1921 esordisce come autore teatrale con “Vautrin” e qualche anno dopo con “Prometeo”. Fin da subito, critiche favorevoli gli procurano una certa notorietà. Ma il destino è già segnato e poco tempo dopo arriva il trionfo con “La morte in vacanza”.
L’opera del Casella racconta di una favola drammatica e al contempo satirica del dio della morte disceso tra gli uomini nella vita terrena. Fu rappresentata per la prima volta a Firenze dalla compagnia teatrale Talli e interpretata da Ruggero Ruggeri.
Il successo fu tale che 10 anni dopo, nel 1934, Hollywood trasformò l’opera teatrale in un film interpretato da Frederich March con la regia di M. Leisen. Lo stesso anno, la pellicola è presentata al Festival del Cinema di Venezia. Nel frattempo l’opera, continuava la sua tournee in Europa, a Praga, Varsavia, Londra.
In America, ebbe come interprete l’allora astro nascente Katherine Hepburn. Un critico teatrale disse a riguardo de “La morte in vacanza”: “La sua cupa e allucinante atmosfera tiene sospeso il fiato degli spettatori”. Oltre al lavoro di commediografo, Casella svolgeva l’attività di critico drammatico, di regista teatrale e sceneggiatore cinematografico. Collaborò con riviste periodiche e quotidiane, quali, “Il Giorno”, “Orizzonti”, “Il Buonsenso”, “La Gazzetta delle Arti”, “Politeama”.
Tra le sue sceneggiature si ricordano “Il Romanzo di un giovane povero” del 1943 “Mater Dolorosa” sempre del 43’ e “La fanfarina” del 1944. Alberto Casella muore a Castelfusano in provincia di Roma nel Settembre 1957, appena 3 mesi dopo la scomparsa del suo illustre concittadino Curzio Malaparte.