di Alberto Bonaiuti
Giulio Giani nasce in un periodo di profondo e radicale cambiamento nell’ambito della ricerca storica. Giampiero Guarducci su Prato Storia e Arte ci dice: ”Era ormai tramontata quella storiografia di tipo illuministico come pure la romantica interpretazione della storia….si esige ora la ricerca dell’aspetto interiore e critico del fatto storico alla luce della sicurezza della documentazione.” Giulio Giani apparterrà a quest’ultimo pensiero.
Giulio Giani nacque a Pisa il 6 Dicembre 1841, sua madre era una pratese originaria della famiglia Parenti. Nel Giugno 1861, a soli 20 anni si laureò in filosofia e filologia presso la Normale di Pisa. Nello stesso anno, fu chiamato a Bra dove gli venne affidata una cattedra in lettere presso la Scuola Tecnica Parificata. Già in questo periodo, dedicò gran parte del suo tempo allo studio e alla ricerca storica e nel 1862 partecipa al X Congresso Scientifico di Siena. Il suo naturale interesse per tutto ciò che è nuovo, lo avvicina ai progressisti, così in politica come nel pensiero. Fu amico del Guerrazzi, del Brofferio e Ausonio Franchi (grandi interpreti del pensiero democratico alla vigilia dell’ Unità d’Italia) e con essi, come letterato, combattè contro la pena di morte.
Ebbe rapporti epistolari con il Carducci, Felice Cavallotti e Victor Hugo. Per un breve periodo fu anche giornalista e nel 1863 scrisse un articolo per la Gazzetta del Popolo (famoso quotidiano torinese di orientamento liberale, monarchico e anticlericale), sui Diritti e Doveri dei cittadini. Tra il 1867 e il 1882, fu a Perugia dove insegnò presso il liceo, il ginnasio e l’Istituto Tecnico della città gli assegnò anche una cattedra in lettere.
Giani seguì con molto interesse i fatti culturali del suo tempo e spesso mantenne relazioni con i maggiori esponenti democratici italiani e stranieri. Nel 1882, dopo molte insistenze dei parenti materni, accettò l’incarico del Comune di Prato che gli offriva la direzione delle scuole primarie.
A Prato, Giani dette tutto se stesso nel campo culturale, e la sua preparazione e competenza, lo portarono ad assumere altri importanti incarichi, Giampiero Guarducci racconta: ”presiedette la Società Pratese degli Ospizi Marini e il Conservatorio delle Pericolanti- e inaspettatamente- consulente storico del comitato per l’ampliamento della diocesi di Prato. Ricercò tutte quelle testimonianze inoppugnabili che erano alla base delle ragioni storiche per cui notevoli porzioni di territorio, sottratte a seguito del famoso assedio del 1107 (da parte delle truppe di Matilde di Canossa N.d.R.), dovevano ricongiungersi alla chiesa di Santo Stefano.”.
Fu anche assessore all’istruzione popolare, incarico che ricoprì per poco a causa di scontri di pensiero con la Giunta Comunale. Profondamente turbato e amareggiato da quest’ultima vicenda, si ritira dalla vita pubblica e si chiude nella sua casa di via Silvestri.
In questo periodo si dedica totalmente allo studio e alla ricerca storica sulla nostra città, “scavando” negli archivi cittadini e riportando alla luce carte e documenti rimasti sepolti per secoli. Tutto questo lavoro lo materializzò fondando la Società Pratese di Storia Patria editrice del famoso Archivio Storico Pratese (ancora oggi esistenti N.d.R.).
Il 23 Novembre 1916, uscì il primo numero della rivista dell’Archivio, grazie anche all’aiuto dato dall’Associazione Industriale Pratese, dell’Arte della Lana e del Comune di Prato e dalla Cassa di Risparmio e Depositi di Prato. Da ricordare assolutamente le sue tre opere monografiche di eccezionale valore storico: Prato e la sua Fortezza dal Sec. XI fino ai giorni nostri (Prato, Giachetti, 1908), Ser Convenevole da Prato, maestro del Petrarca (Prato, Giachetti, 1913), Cepparello da Prato, lo pseudo Ser Ciappellotto, secondo la leggenda boccaccesca e secondo i documenti degli Archivi Pratesi e Vaticani (Prato, Martini,1916). Il volume sulla fortezza suscitò l’ammirazione del famoso storico Robert Davidsohn. Giulio Giani muore a Prato all’ età di 77 anni, il 24 Aprile 1918.