di Alberto Bonaiuti
Quando è nata la tradizione tessile a Prato? Fin dal Libero Comune “il filar la lana” a Prato era un’arte conosciuta e molto diffusa. Il ‘300 e il ‘400 videro come protagonisti i ricchi mercanti come Datini con le loro produzioni di panni e lane pregiate, ma con tecniche artigianali e quantità ridotte. Quando ci fu il Big Bang?
Il “Big Bang” del tessile a Prato fu nel 1819, e il “creatore” fu Giovan Battista Mazzoni (da non confondere con Giuseppe Mazzoni immortalato nella statua di piazza Duomo).
Giovan Battista Mazzoni fu colui che mise le basi del grandioso sviluppo industriale di Prato che negli anni successivi fece conoscere la nostra città in tutto il mondo. Lo fece alla pratese, sudando e faticando fino all’esaurimento. Di lui rimane il ricordo di un grande pratese dedito all’impegno civile, al bene comune, ma anche al personale interesse ovviamente.
Giovan Battista Mazzoni fu colui che mise le basi del grandioso sviluppo industriale di Prato che negli anni successivi fece conoscere la nostra città in tutto il mondo. Lo fece alla pratese, sudando e faticando fino all’esaurimento. Di lui rimane il ricordo di un grande pratese dedito all’impegno civile, al bene comune, ma anche al personale interesse ovviamente.
Giovan Battista Mazzoni nacque a Prato il 4 Febbraio nel 1789, da famiglia religiosissima che lo voleva sacerdote, ma il nostro Giovanni aveva ben altre idee! S’iscrisse all’Università’ di Pisa, dove trovò 2 docenti pratesi, Giovanni Pieraccioli e Francesco Pacchiani.
Mazzoni, per mantenersi gli studi impartiva lezioni private e grazie ai piccoli guadagni che ottenne, riuscì a terminare l’Università’ che nel frattempo divenne, per ordine di Napoleone, l’Accademia dipendente dall’Università’ di Parigi.
Nel 1812 si diplomò con grande successo in Lettere e Scienze.
Sempre in quell’anno il Bonaparte riformò il sistema scolastico imperiale e il Ministero della Pubblica Istruzione istituì nella Repubblica Marinara la famosissima Scuola Normale di cui il Mazzoni fu tra gli alunni fondatori.
Per fare ciò doveva seguire alcuni corsi di specializzazione a Parigi. L’unico problema era la mancanza di soldi per finanziare il viaggio e gli studi nella capitale francese.
Per ottenere quei denari, chiese udienza al Granduca Ferdinando che lo accolse nella sua villa di Poggio a Caiano nel 1815.
Il regnante toscano rimase profondamente colpito dall’entusiasmo e dalla preparazione del Mazzoni e decise di finanziare il giovane pratese nei suoi studi.
Partì alla volta di Livorno per imbarcarsi per Marsiglia e di lì, raggiunse a piedi Parigi; i soldi del Granduca dovevano essere usati solo per gli studi. Il 21 Aprile 1815 si mise in cammino da Marsiglia e il 10 Maggio dello stesso anno arrivò a Parigi. Esistono alcuni memoriali su quest’avventuroso viaggio, ricchi di particolari ed episodi divertenti, che comunque mostrano i tratti di un’autentica Odissea; ma come il buon Giovanni scrisse: "…bisognino fa vecchia trottare".
A quei tempi a Prato le uniche produzioni erano limitate a quelle dei famosi "cappelli alla levantina", meglio conosciuti come Fez, e le trecce di paglia. Le tecniche di lavorazione erano piuttosto artigianali, e la fortissima industria inglese e francese, supportata dal grande sviluppo tecnologico, eliminava con la produzione di grandi quantità ogni tentativo di concorrenza.
Una volta giunto a Parigi, il giovane pratese riuscì a entrare alla Sorbona e iniziò i nuovi studi. Qui ebbe come maestri persone dal calibro di Andre’ Marie Ampere e molti altri eccezionali docenti e luminari; la parte teorica era a posto, mancava quella pratica. I governi di Parigi e Londra, erano molto gelosi delle loro scoperte e vararono leggi protezionistiche che impedivano l’esportazione di macchinari e tecnologia per le lavorazioni tessili; insomma, vedere ma non toccare.
Al Mazzoni quindi si presentò l’ennesima difficoltà: in che modo poteva vedere a lavoro le nuove macchine? E qui venne fuori il genio pratese, la capacità umana di piegare le avversità a proprio favore. Con la scusa di essere un reduce della battaglia di Waterloo e bisognoso di soldi per tornare in Italia dalla sua famiglia, si fece assumere presso una filatura, dove apprese ogni minimo dettaglio sui macchinari.
Al Mazzoni quindi si presentò l’ennesima difficoltà: in che modo poteva vedere a lavoro le nuove macchine? E qui venne fuori il genio pratese, la capacità umana di piegare le avversità a proprio favore. Con la scusa di essere un reduce della battaglia di Waterloo e bisognoso di soldi per tornare in Italia dalla sua famiglia, si fece assumere presso una filatura, dove apprese ogni minimo dettaglio sui macchinari.
Finalmente nel 1819 con una laurea in Scienze avuta dalla Sorbona e il grande patrimonio pratico ottenuto con l’attività di filatore, Giovan Battista se ne tornò nella sua Prato per mettere in atto tutte le sue conoscenze. Affittò un locale presso l’ex convento di S. Anna e qui fondò un’officina meccanica e realizzò la sua prima macchina; una filanda.
Da allora fu un susseguirsi di successi, contrastati spesso dalla classe operaia che non vedeva di buon occhio l’avvento delle macchine; ritenevano, infatti, che esse avrebbe sostituito l’uomo nel lavoro. Dopo la prima filatura meccanica realizzò una garzatrice e poi ancora una cimatrice, coinvolgendo di fatto tutte le lavorazioni del tessuto.Il talento e la bravura del Mazzoni non passarono inosservati e l’Accademia dei Georgofili lo volle ascritto tra i suoi soci.
Oltre al frenetico e impegnativo lavoro che svolgeva, Giovan Battista, trovò del tempo da dedicare all’impegno civile per la sua città, nel 1830 fu tra i fondatori della Cassa di Risparmio di Prato, vice Direttore dell’Istituto Magnolfi e sostituì il Sindaco Raniero Buonamici che nel frattempo si era gravemente ammalato.
Con Giovanni Ciardi, s’impegnò per la realizzazione di una ferrovia che da Prato arrivasse a Bologna; la futura Direttissima. Il Granduca non ascoltò le suppliche del Mazzoni e andando contro il parere dei più autorevoli esperti, decise di costruire la Porrettana.
Con Giovanni Ciardi, s’impegnò per la realizzazione di una ferrovia che da Prato arrivasse a Bologna; la futura Direttissima. Il Granduca non ascoltò le suppliche del Mazzoni e andando contro il parere dei più autorevoli esperti, decise di costruire la Porrettana.
Ormai anziano (per quell’epoca), a 74 anni, Giovan Battista Mazzoni fu colpito da una paresi che inibì l’uso della parola e degli arti inferiori e dopo 4 anni di sofferenza morì il 7 Novembre del 1867.