di Francesco Livi
Fra i tanti edifici storici della Provincia di Prato, ce n’è uno a cui è legata la storia di Vernio, in particolare di Mercatale di Vernio, a pochi metri di distanza dalla stazione ferroviaria del comune Valbisentino. Stiamo parlando dell’ Ex Fabbrica Meucci.
L’ Ex Fabbrica Meucci era un vecchio stabilimento tessile trasformato in struttura polivalente dall’amministrazione comunale con la sede del Mumat Museo dei Macchinari Tessili.
Situato a lato del fiume Bisenzio alla confluenza con il torrente Fiumenta, il Meucci è posto al centro della Valle nei pressi di un ponte medievale a “groppa d’asino” che fu distrutto nella seconda guerra mondiale e ricostruito poi in legno.
La storia di questo edificio inizia nel pieno della tradizione tessile pratese che vuole le fabbriche nascere da vecchi mulini. Sappiamo infatti dall’Archivio di Vernio che nel 1813 esisteva proprio in quella zona, un mulino di proprietà di Franco Meucci.
E’ però con il nipote Amerigo (Meucci) che si ebbe il passaggio da mulino a fabbrica alla fine del’800: alla macinazione del grano venne infatti aggiunto un carbonizzo per la rigenerazione degli stracci.
All’interno dell’Amerigo Meucci si rigenerava la lana e presto la fabbrica diventò punto di riferimento per la zona insieme al Lanificio Peyron. Vi lavoravano i figli di Amerigo che nel frattempo aveva aperto un lanificio anche a Prato in via Orto del Lupo.
La fabbrica Meucci non era solo luogo di produzione: all’interno esisteva anche un forno e uno spaccio di alimentari con prodotti tipici. E’ per questo che il Meucci pur non essendo una fabbrica con un numero notevole di addetti rimarrà nell’immaginario collettivo della comunità di Vernio.
La fabbrica Meucci non era solo luogo di produzione: all’interno esisteva anche un forno e uno spaccio di alimentari con prodotti tipici. E’ per questo che il Meucci pur non essendo una fabbrica con un numero notevole di addetti rimarrà nell’immaginario collettivo della comunità di Vernio.
E’ all'interno dello spaccio del Meucci che la popolazione veniva a fare la spesa quotidiana, è qui che gli operai si rifornivano dopo aver ricevuto la busta paga o semplicemente si facevano scalare i prodotti acquistati.
Pane, burro, pasta, formaggi, baccalà, si potevano trovare all’interno della bottega che rimase in piedi fino alla seconda guerra mondiale quando fu minato il ponte medievale a groppa d’asino e proprio quella parte del complesso rimase distrutta.
L’attività però non cessò, anzi nel dopoguerra riprese e crebbe, si aggiunsero nuovi macchinari, una tintoria e la famiglia Meucci riuscì a mantenere la ditta fino al 1988.
Negli anni ‘90 il restauro dell’edificio da parte dell’Amministrazione Comunale di Vernio lo ha reso uno spazio per congressi e per eventi con annesso il Museo dei Macchinari Tessili.
(Da Ex Meucci: da fabbrica a museo – Storia di un opificio tessile della Val di Bisenzio, Francesco Livi, 2008).
Pane, burro, pasta, formaggi, baccalà, si potevano trovare all’interno della bottega che rimase in piedi fino alla seconda guerra mondiale quando fu minato il ponte medievale a groppa d’asino e proprio quella parte del complesso rimase distrutta.
L’attività però non cessò, anzi nel dopoguerra riprese e crebbe, si aggiunsero nuovi macchinari, una tintoria e la famiglia Meucci riuscì a mantenere la ditta fino al 1988.
Negli anni ‘90 il restauro dell’edificio da parte dell’Amministrazione Comunale di Vernio lo ha reso uno spazio per congressi e per eventi con annesso il Museo dei Macchinari Tessili.
(Da Ex Meucci: da fabbrica a museo – Storia di un opificio tessile della Val di Bisenzio, Francesco Livi, 2008).